COMUNICATO STAMPA
1 Marzo, “Giornata internazionale dei raccoglitori informali”.
Rete ONU con i 20 Milioni di lavoratori impiegati nel settore
La Rete Onu (Rete Nazionale degli Operatori dell’Usato in Italia) vuole unirsi ai raccoglitori di tutto il mondo nella celebrazione della Giornata internazionale dei recicladores de base del primo marzo.
La celebrazione del primo marzo è stata scelta nel ricordo di 10 lavoratori del riciclaggio brutalmente assassinati nell’Universidad Libre de Barranquilla (Colombia) nel 1992. Quel giorno i raccoglitori di rifiuti sono stati ingannati dal personale dell’Universidad Libre de Barranquilla, chi li ha invitati a entrare nei locali dell’università con il pretesto di fornire loro materiali riciclabili. Una volta dentro, furono picchiati e uccisi a colpi di arma da fuoco in modo che i loro corpi potessero essere utilizzati per la ricerca e il traffico di organi. La tragedia fu denunciata da un sopravvissuto, che durante l’attacco fingeva di essere morto e in seguito fuggì.
La Rete ONU è una associazione senza scopo di lucro costituita per rappresentare i valori e le istanze comuni di tutti i soggetti che operano nel riutilizzo di beni usati e promuovere e potenziare il settore dell’usato. In Italia riunisce i maggiori rappresentanti del settore dell’usato (mercati storici, negozi dell’usato, cooperative, enti di solidarietà, conto-terzisti, operatori informali e ambulantato debole dell’usato).
La Rete ONU persegue lo scopo di:
- aumentare e valorizzare i processi di conoscenza, scambio e collaborazione tra le diverse organizzazioni secondo i principi di pluralismo, democrazia e solidarietà;
- favorire il reciproco arricchimento di idee, proposte e esperienze al fine di condividere e sviluppare il settore dell’usato;
- rappresentare gli interessi e le istanze comuni nei settori dell’usato, del riciclo e del riuso
- rilanciare e promuovere i mercati del riutilizzo a sostegno di alcune categorie incluse nel settore dell’usato (rom, soggetti svantaggiati, migranti, ex detenuti).
Secondo l’ILO, (Agenzia delle Nazioni Unite per il Lavoro) ci sono oltre 20 milioni di persone impegnate nel riciclaggio nel mondo. In ogni paese il nostro settore ha una storia unica.
In ogni paese nel sud o nel nord del mondo il riutilizzo rappresenta anche una speranza di un reddito onesto e di un lavoro dignitoso per decine di migliaia di persone alle prese con problemi di evidente fragilità ed emarginazione sociale. Esseri umani rifiutati, morsi ed erosi dalla prolungata e grave crisi economica, e alla disperata e tenace ricerca di un riscatto sociale dalla marginalità e dalla devianza.
Qui in Italia parliamo dei nostri figli disoccupati e precari molte volte vittime delle sirene dei facili guadagni nella manovalanza della macro e micro economia illegale, oppure tentati a rifugiarsi negli improbabili paradisi artificiali delle sostanze quando non nella disperazione del no future.
Dei nostri padri licenziati, precarizzati, allontanati inesorabilmente da pensioni viste sempre più come miraggio.
Dei nostri nonni che spesso dopo aver venduto “i gioielli di famiglia” sono costretti per sopravvivere a vendere anche i corredi e gli assetti (set di posate di posate oggettistiche varie ecc).
Di tutti noi alle prese con un welfare smantellato pezzetto dopo pezzetto e costretti a convivere con ideologie e pratiche individualiste e nella concorrenza più feroce e sfrenata.
L’attività di recupero e riutilizzo dei beni svolte dai raccoglitori informali e dall’ambulantato debole (che sono il primo anello della complessa catena del riutilizzo) svolge anche qui in Italia importantissime funzioni:
- dare un’opportunità lavorativa a persone escluse dal mercato del lavoro o alla ricerca di un’integrazione al loro magro reddito;
- sottrarre decine di migliaia di tonnellate di beni riutilizzabili agli inceneritori e alle discariche;
- offrire a persone fragili e in condizione di forte emarginazione sociale un’opportunità di reinserimento nel tessuto cittadino;
- coltivare oasi di relazioni sociali tra culture e mondi diversi che solitamente vivono ghettizzati e senza voce nel deserto delle periferie metropolitane.
Ci uniamo dunque in questo primo marzo a tutti coloro che sono impegnati nella difesa dell’ambiente, della dignità e della solidarietà umana e per una vita degna di essere vissuta.