Il convegno “Il valore aggiunto dell’usato all’economia circolare”, moderato dal giornalista Vittorio Castelnuovo, e organizzato dalla Rete Onu, il 17 Marzo a palazzo Montecitorio, è stato per il settore uno dei momenti più alti della interlocuzione tra operatori e istituzioni.
La mattinata di interventi è stata suddivisa in quattro momenti diversi, il primo dei quali ha visto susseguirsi le esortazioni del presidente, del portavoce nazionale e del vicepresidente della Rete, rivolte al mondo politico e istituzionale, per una maggiore attenzione a un settore che, benché sia oggi considerato un pilastro dell’economia circolare dalle istituzioni europee, non vede ancora il proprio ruolo riconosciuto a livello nazionale, ne dal punto di vista della reale valorizzazione del suo contributo a vantaggio della protezione dell’ambiente e della creazione di posti di lavoro, ne per i suoi aspetti di integrazione sociale e di contributo che apporta ad una strategia complessiva di utilizzo efficiente delle risorse, delle quali il sistema economico nazionale ed europeo ha gran bisogno. Questi interventi hanno inoltre permesso di presentare i numeri impressionanti che confermano il potenziale immenso di ricadute positive del settore e la legge di riordino che è stata proposta dalla stessa Rete ONU.
La seconda serie di interventi ha visto la partecipazione della società civile, dai massimi rappresentanti dell’ambientalismo italiano (Legambiente, Fondazione Sviluppo Sostenibile, Zero Waste Italy), a rappresentanti dei consumatori (Codacons), i quali hanno sottolineato l’importanza che può ricoprire un settore dell’usato pienamente riconosciuto, a vantaggio dei propri aderenti e delle proprie mission.
Sono seguiti interventi di diversi parlamentari, del PD, di Sinistra Italiana e del Movimento 5 Stelle, i quali hanno confermato il proprio sostegno alle proposte della Rete che sono attualmente in discussione in Parlamento.
L’ultima serie di interventi ha visto coinvolti i protagonisti di queste stesse iniziative parlamentari i quali hanno illustrato le proprie proposte, che si rifanno alla struttura della legge di riordino proposta dalla Rete, e che vanno dal riconoscimento della figura di operatore dell’usato, all’istituzione di una fiscalità premiale, da l’istituzione di un consorzio del settore, a iniziative a sostegno dell’emersione degli operatori informali.
Le conclusioni del convegno sono state affidate all’On. Anna Rossomando, Segretaria di Presidenza della Camera dei deputati – Commissione Giustizia che ha sottolineato la necessità di introdurre nella legislatura delle innovazioni a favore del settore del riuso e alla Sottosegretaria Silvia Velo, del Ministero dell’Ambiente, la quale ha sottolineato, come gli intervenuti precedenti, l’importanza crescente che stanno ricoprendo le economie del riuso nel quadro più generale della modernizzazione dell’economia europea e italiana in direzione di uno sviluppo più sostenibile.
I video interventi integrali del convegno sono disponibili nell’archivio digitale della Web TV della Camera dei Deputati al seguente link
A questo link si può trovare questo articolo in pdf.
Qui si trova la presentazione utilizzata da Rete Onu per illustrare i propri interventi.
Qui di seguito si trovano alcuni estratti significativi del convegno.
Augusto Lacala – Presidente Rete O.N.U.
Ringraziando i presenti per essere intervenuti e la prestigiosa sede ospitante l’evento ha illustrato la composizione di Rete O.N.U. che è un’associazione di associazioni che rappresenta: cooperative sociali, negozi in conto terzi, rappresentanti di organizzazioni di fiere e mercati, rete di sostegno ai migranti (e fasce deboli) e non ultima la realtà dei negozi dell’usato. “E’ un piccolo miracolo che in 6 anni siamo riusciti a realizzare”.
“Una rete, fino ad oggi, di invisibili, di borderline, quasi di fuorilegge, vista la scarsa considerazione delle leggi. Il lavoratore dell’usato è stato sempre visto come operatore di serie B. Come se l’usato fosse un comparto da non tenere in considerazione, come se le tovaglie sulle quali mangiamo al ristorante fossero sempre intonse, nuove; come in albergo immaginare che le lenzuola, seppur lavate e profumate, non siano state già usate e riusate da qualcuno. Il riuso è un momento importante nella vita quotidiana di ognuno di noi, riusiamo continuamente oggetti, cose quasi senza accorgercene”. Lacala ha poi lamentato la mancata promulgazione dei decreti attuativi annunciati nell’art 180-bis del testo unico ambientale in tema di “Preparazione per il riutilizzo” e “centri e reti di riuso” che ha generato confusione tra gli enti locali e disparità di trattamento per gli operatori.
Parlando della figura dell’operatore dell’usato ha sottolineato l’esigenza della sua definizione ed istituzione, tenendo conto della eterogeneità delle realtà coinvolte. Alcune misure inserite all’interno del collegato ambientale alla legge di stabilità del 2016 sono state giudicate come importanti ma bisognose di verifica sul campo. Il Presidente dell’associazione nazionale degli operatori dell’usato ha concluso il suo intervento sollecitando tutti coloro che così gentilmente sono intervenuti oggi, per quanto di loro specifica competenza, a sostenere il percorso di riconoscimento del lavoro dell’operatore del riutilizzo per il contributo ambientale, sociale, economico-occupazionale, storico e culturale che esso dona al Paese.
Sebastiano Marinaccio – Vicepresidente Rete O.N.U.
Ha sottolineato come il settore dell’usato sia un comparto ormai giunto ad un certo grado di maturità e concretezza che consente di fornire dei numeri, grazie anche alla strutturazione di Rete O.N.U. che ha al suo interno un comitato tecnico-scientifico molto attivo. “Quello dell’usato è, infatti, un settore che, anche se considerato marginale, recenti studi dimostrano come nel 2015 abbia generato volumi d’affari pari a 16 miliardi (elaborazioni Doxa)”. Il rappresentante del comparto conto terzi ha poi presentato alcuni dati estratti da studi effettuati su 200 punti vendita della Mercatino Srl, di cui Marinaccio è Presidente, evidenziando il contributo ambientale del comparto. “Le 20.813 mila tonnellate di oggetti recuperati nel 2015 hanno consentito il risparmio di 94.000 mila tonnellate circa di emissioni di CO2 pari a 1 miliardo e 300 milioni di MegaJoule di energia primaria risparmiati.
43.200.000 il numero di oggetti venduti, che equivalgono a 8.902.957 metri cubi, paragonabili a 989 grattacieli di 15 piani, 111.287 camion che coprono una lunghezza di 1.780 Km, che corrisponde alla distanza che intercorre tra Roma e Amsterdam”.
Si è inoltre evidenziato come il settore dell’usato (escluso il web) sottragga al mondo dei rifiuti beni per circa 300,000 ton/anno quantificabili in 4/5 kg/ab/anno e che superando alcuni ostacoli normativi, come ad esempio, sulla preparazione per il riutilizzo, si consentirebbe una crescita della capacità d’intercettazione di rifiuti pari a 650,000/ton/anno destinate a riutilizzo, pari a circa 11 kg/ab/anno per un valore di 1.300milioni di Euro/anno creando circa 15.000 nuovi posti di lavoro, 22,9 lavoratori per 1000 ton, senza contare l’indotto.
Antonio Conti – Portavoce Rete O.N.U.
Ha illustrato il percorso che ha condotto Rete O.N.U. alla presentazione di una proposta di riordino normativo del comparto che “superi il senso di minorità di un settore che è sempre stato considerato il parente povero del nuovo per ciò che concerne il commercio, e il riutilizzo parente povero del riciclo per ciò che attiene la green economy”. “Il legislatore europeo – ha sottolineato Conti – nella definizione del ruolo del riutilizzo nella circular economy evidenzia come sia l’attività che conserva il più a lungo possibile il valore aggiunto contenuto nei beni. Questo perchè chi acquista un bene quasi mai arriva ad utilizzarlo fino al suo naturale fine vita, per questo il restituire una seconda vita a beni di cui il primo proprietario si è disfatto acquista un ruolo fondamentale per il risparmio delle risorse del pianeta, e questa funzione è svolta dal settore dell’usato”.
Pietra angolare delle proposte presentate è il riconoscimento di un codice attività che definisca la platea degli attori e consenta una maggiore capacità di misurazione degli apporti del settore, specie dal punto di vista ambientale. Secondo elemento è quello della creazione di un Consorzio del riuso che stabilizzi un sistema di relazioni tra organismi pubblici (Ministero dell’ambiente, enti locali, aziende municipalizzate per la gestione dei rifiuti) e privati (i Consorzi del riciclo) per massimizzare i benefici per ognuna delle parti coinvolte in un’ottica di sistema, affinchè il riutilizzo collabori fattivamente con le altre forze che concorrono alla sviluppo dell’economia circolare. Altro punto fondamentale è costituito dalle modifiche alla disciplina del commercio finalizzate a funzioni di riordino normativo, a determinare le condizioni per un corretto profilo dell’attività effettivamente svolta, che differisce molto da quella del nuovo, cui poi applicare una raccolta fiscale congrua e puntuale, che vada a eliminare gli attuali fattori distorsivi, a costruire piattaforme d’emersione, a dare strumenti efficaci alla funzione di inclusione sociale che il settore dell’usato storicamente assolve, e a costruire un sistema di autorizzazione alla creazione di mercati specifici per il settore dell’usato che, senza stravolgere la normativa esistente, conferisca un ruolo preminente come organizzatori, alle reti di operatori e agli organismi collettivi e associativi, con la regia del Consorzio. Dal punto di vista ambientale si sottolinea l’assenza di decreti attuativi che hanno inibito la nascita di comparti come quello della preparazione per il riutilizzo (oggi allo stato embrionale) che garantirebbe nuova occupazione e riduzione della produzione di rifiuti. “Ci piacerebbe un Fisco più amichevole – ha evidenziato il Portavoce della Rete O.N.U. – che tenga conto dell’effettiva redditività delle nostre attività e che riconosca il contributo ambientale che esse garantiscono. Questo si può tradurre in premialità, senza che queste si tramutino in saldo negativo per la raccolta fiscale, che favoriscano la loro insediabilità”.
“La visione di economia circolare che sottostà a queste proposte – ha poi concluso Conti – è quella dove non domini un attore, magari un’industria con accanto una piattaforma di scambio elettronica di beni, e una pletora di attori non professionali sotto, modello di sharing economy interessante ma che non tiene conto del lavoro di molti. Pensiamo invece ad un modello in cui tanti possano vivere di questa economia che consenta che i benefici degli scavi della miniera urbana possano rimanere nei territori”.
Franco Matrone – Zero Waste Italy
E’ intervenuto portando i saluti del Presidente di Zero Waste Italy Rossano Ercolini, impossibilitato a prendere parte al convegno, sottolineando l’importanza di una più stretta collaborazione con il comparto dell’usato considerato estremamente interessante dal punto di vista economico e occupazionale. “Restituire una seconda vita alle cose tramite il riutilizzo e la preparazione per il riutilizzo riducono di molto tutto lo scarto post produzione e sono da annoverare tra le buone pratiche che contribuiscono all’obbiettivo rifiuti zero”. Matrone ha poi ricordato che ad oggi hanno aderito al protocollo rifiuti zero 227 comuni illustrando alcune delle esperienze virtuose italiane guardate con grande interesse e rispetto anche in Europa.
Francesco Tamburella – Responsabile Centro Studi Codacons – Comitas
Ha sottolineato come la cultura dell’usato, intesa come attività produttiva, non è così diffusa tra la popolazione che associa la cessione del bene più ad un gesto volontario, e a fini solidali, che non ad una fase di una filiera produttiva che genera guadagni, come recenti indagini hanno fatto emergere per ciò che concerne il tessile. L ‘usato, secondo Tamburella, è un settore delicato che è necessario regolamentare per evitare il rischio di infiltrazioni criminali e comportamenti scorretti. Ha poi aggiunto che anche per ciò che concerne la raccolta differenziata, secondo le stime del Centro Studi Codacons-Comitas, solamente la metà delle cifre dichiarate dei materiali raccolti finirebbe ai Consorzi di filiera per diventare materia prima seconda.
Stefano Ciafani – Direttore Generale Legambiente
“Questo mondo esiste, dà un contributo economico, dà un contributo sociale, dà un contributo ambientale e giustamente la Rete ONU richiede che siano definite le norme che ne regolino il funzionamento ed evitare, come in alcuni casi avviene, di essere costretti ad operare nell’informalità. Norme che gli inglesi chiamerebbero win-win, ovvero su cui non ci sono sconfitti, è una norma in cui si vince tutti. Delle 4 R quella del Riutilizzo, e della preparazione per il riutilizzo, è quella oggettivamente più trascurata e quindi va sollecitata la volontà politica, bisogna sostenere le sensibilità ambientali presenti in questo Parlamento per riuscire a rompere il muro della disattenzione che c’è stato su temi come quelli del riuso per fare entrare a pieno titolo nell’ economia circolare in maniera formale, formalizzata anche questo settore” ha sottolineato il Direttore di Legambiente.
Edo Ronchi – Presidente Fondazione per lo sviluppo sostenibile
Il Presidente di Susdef ha sottolineato i punti di forza e debolezza delle diverse filiere dei materiali e chiarito che “dove son presenti gli inceneritori abbiamo difficoltà a spingere sul riciclo. Serve un altro tipo d’impiantistica”. Ha poi evidenziato come “il riutilizzo rientra pienamente come pilastro della circular economy, vi rientra per le strategie europee non per affermazione culturale ma per impianti anche normativi europei”.
Nel nuovo pacchetto di modifiche della Direttiva europea sull’economia circolare, presentato il 2 dicembre, il cui iter si concluderà a giugno con l’invio per la procedura di codificazione al Parlamento europeo, il riuso è presente con alcune novità.“Una novità, rispetto anche alla direttiva quadro dei rifiuti 98/2008, in cui il riuso era riferito ai rifiuti e non considerava il riuso di beni, la nuova direttiva invece la introduce. Considera infatti nel riuso due flussi: uno proveniente dai rifiuti che vengono preparati per il riutilizzo, l’ altro di beni che vengono pure controllati e se serve preparati per il riutilizzo. I due flussi si sommano e questo è molto importante – ha sottolineato Ronchi – perché valorizza anche il riutilizzo di beni che non necessariamente devono diventare rifiuti”.
Secondo Ronchi, la nuova proposta di direttiva che gli Stati membri dovranno rispettare, andrebbe abbastanza incontro ad una delle richieste di Rete ONU “la creazione di sistemi che promuovono attività di riutilizzo in particolare per i tre flussi: apparecchiature elettriche elettroniche, tessili e mobili”.
“La nuova direttiva, modifica della direttiva 98, istituisce inoltre la figura della preparazione per il riutilizzo, che c’ era anche prima, ma riguardava solo i rifiuti preparati per il riutilizzo adesso riguarda anche i prodotti e componenti di prodotti che consiste in operazioni di controllo, ecco perché ci sono anche i prodotti, pulizia o riparazione effettuati ai fini del recupero. La novità – ha esplicitato Ronchi- è che devono essere stati raccolti da un gestore riconosciuto della preparazione per il riutilizzo. Questo nuovo quadro normativo servirà anche a fare avanzare l’ apprezzamento culturale del riutilizzo”. Il Presidente di Susdef ha poi sottolineato l’importanza di queste disposizioni per il settore puntualizzando però la non adeguatezza del metodo di calcolo degli obbiettivi di riutilizzo e riciclo e l’assenza di misure economiche a supporto, che vengono demandate agli Stati membri.
On. Alessandro Bratti – Presidente della Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati
Ha sottolineato come in tema della direttiva sull’ economia circolare “la definizione di che cosa è un rifiuto andrebbe meglio chiarita a livello europeo” perchè esiste una disomogeneità di interpretazioni che, anche per ciò che riguarda il traffico transfrontaliero dei rifiuti, crea più di un problema e un vero e proprio “turismo dei rifiuti”.
Sempre in tema di economia circolare e riutilizzo ha poi evidenziato come all’interno del Collegato ambientale ci siano già delle cose importanti che vanno nella giusta direzione, senza dimenticare che “il nostro è un Paese schizofrenico”, dove convivono punte d’eccellenza e situazioni in cui la discarica è ancora la prospettiva. Ha ricordato poi che“C’è il pacchetto degli acquisti verdi dove si sta monitorando la congruenza dei decreti attuativi alla delega sugli appalti”.
E sottolineato, ancora, come gli esempi di alcune Regioni italiane, come l’Emilia-Romagna, dimostrano si può far molto senza aspettare il legislatore centrale. Ha inoltre ribadito che per favorire lo sviluppo del riutilizzo e fare in modo che si passi da alcune riuscite sperimentazioni del sociale ad un vero e proprio mercato “si possa fare di più a livello nazionale sulla delega fiscale e sulla fiscalità ambientale, tenendo conto che queste misure debbano poi avere riscontro a livello europeo”.
On. Giulio Marcon – Commissione Bilancio, Tesoro e programmazione Camera dei deputati
“Servono politiche attive del sistema industriale che vadano nella direzione dell’ economia circolare, verso un’ idea diversa di economia con la quale dobbiamo fare i conti. Dobbiamo fare i conti con la qualità, la sostenibilità e non si può pensare di fare questo cambiamento solo attraverso gli sgravi fiscali, così si va poco lontano”, ha affermato.
Puntualizzando che “io sono un sostenitore dello strumento fiscale come strumento per orientare il modello di sviluppo, l’ economia, le scelte che facciamo sui consumi e sulle produzioni e penso che alcune delle proposte che voi fate siano molto giuste e molto ragionevoli e mi auguro che questa spinta dal basso. perché si tratta di esperienze che nascono nei territori, possa costruire una pressione per cambiare, diciamo, le scelte che vengono fatte in alto”.
“Mi sento di dare quindi il mio sostegno alle proposte di Rete ONU in merito al riconoscimento della figura dell’ operatore dell’ usato, alla creazione di un consorzio nazionale del riuso, a creare questa piattaforma di emersione molto significativa che può condurre circa trentamila operatori ad emergere dall’informalità, ha sottolineato”.
On. Roger De Menech – Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici Camera dei deputati
“Dobbiamo affermare in maniera coerente il fatto che in questo Paese finalmente il passaggio da tassa a tariffa deve essere concluso. Non possiamo continuare a dirlo e poi si continua a mantenere la tassa dei rifiuti come fosse fiscalità generale. Dobbiamo porre la parola fine a questa incongruenza” ha evidenziato.
E in quest’ottica, “certificare la filiera dell’usato è fondamentale. Per certificare devi conoscere, devi avere dati precisi e una tariffa trasparente è indispensabile. In questo modo il tema della fiscalità e dei relativi incentivi e disincentivi diviene centrale.”
“Sul tema dell’ usato io credo che dobbiamo dividere in due grandi momenti la riflessione rispetto questo mondo che si sta evolvendo e che sta acquisendo numericamente sempre più forza proprio in questi anni: c’è un pezzo sociale del riutilizzo, che si sta costruendo con la buona volontà dei cittadini italiani, ma dobbiamo ragionare in maniera importante sul secondo pezzo, quello industriale della filiera dell’ usato. E qui io sposo perfettamente le note che ci avete fornito”, ha affermato De Menech.
“Filiera industriale vuol dire che ognuno di noi deve prendersi la responsabilità di fare uscire dal sommerso un pezzo di questa economia. Una filiera industriale vuol dire: avere regole; essere certificata; certificare i dati; riemergere da un aspetto casalingo attualmente in essere. Serve fortificare le piattaforme e le reti sul territorio e distribuirle in maniera omogenea se vogliamo fare un’ operazione efficace e agire sulla leva fiscale” ha concluso.
On. Stefano Vignaroli – Vicepresidente Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati
“Non potevo non tener conto del ruolo che svolge l’usato e sposare la causa di chi in tema di prevenzione dei rifiuti evita che 15 milioni di metri cubi di oggetti ancora in buono stato vadano in discarica, che occupa 80 mila persone e produce un fatturato di circa 3 miliardi l’anno”, ha affermato Vignaroli.
Vignaroli ha poi illustrato i punti e le ragioni della proposta di legge da lui presentata sul tema dell’usato. “E’ assurdo che un mercato così importante non abbia riconosciuta la figura dell’ operatore dell’usato. Va quindi anzitutto riconosciuta questa figura e una semplificazione normativa sull’attività dell’operatore del mercato che possa fare emergere anche il nero, perché probabilmente la burocrazia disincentiva l’ emersione. C’è poi la questione del consorzio. E’ molto importante che ci sia un dialogo tra il mondo del riciclo e quello del riutilizzo anche se riteniamo che ormai il mondo dei consorzi vada rivisto per lasciare spazio non al monopolio ma a chiunque voglia organizzarsi per conto proprio. Pur ritenendo fondamentale che ci sia una filiera nel mondo del riutilizzo. In ultimo la questione della fiscalità. Trovo assurdo che chi avvia ad incenerimento gli scarti possa godere di incentivi e che altre imprese che svolgono un ruolo importante per l’ambiente non abbiano nemmeno l’ IVA agevolata che potrebbe almeno essere equiparata a quella per i rottami ferrosi oltre che prevedere degli sgravi fiscali per chi ha un reddito annuo inferiore ai quindici mila euro, perché c’è anche chi svolge questa attività per bisogno”, ha spiegato.
“Sono orgoglioso di aver lavorato insieme a voi e aver depositato diversi mesi fa in Parlamento questa proposta di legge, quindi mi auguro che con le altre forze politiche che concordano con questi punti ci si possa lavorare insieme e farla divenire legge”, ha auspicato.
On. Delia Murer – Commissione Affari Sociali Camera dei deputati
L’ Onorevole Murer ha sottolineato come “Anch’ io ho depositato una proposta di legge dopo essere stata coinvolta dalla Rete locale che lavora con questa Rete Nazionale e devo dire che le proposte che avete messo a disposizione sono così puntuali da poter essere già pronte così come sono per un articolato di proposta di legge. Ci sono state preziose e l’ abbiamo condivise in gran parte”.
Ci ha tenuto poi a precisare che “in relazione a quanto detto da Edo Ronchi sulla nuova direttiva in merito al riuso dei beni, mi sento di condividerne lo spirito. Non sono rifiuti ma beni. Parliamo di un bene che può essere riutilizzato intervenendo prima che diventi un rifiuto, che rappresenta uno stile di vita che noi ci auspichiamo si possa diffondere”.
Sulla questione dell’emersione del nero ha precisato come siano indispensabili “le condizioni e gli indirizzi generali” aggiungendo che “sull’ aspetto fiscale e sull’ aspetto della tassazione gli operatori dell’ usato in conto terzi, come ad esempio un Baby Bazar, pagano un’ IVA al 21%, come se fossero agenzie di affari, perchè non c’è un apposito codice Ateco. E che, anche se “con dispiacere per chi tratta beni e non rifiuti” sarebbe auspicabile l’equiparazione al regime fiscale dei rottami, “una contraddizione, ma non sulla quantitativa di IVA che dovrebbero pagare”, ha chiarito.
Altro elemento emerso è quello della tariffa rifiuti applicata ai negozi in conto terzi. “Un negozio di questo genere – ha precisato – che non produce rifiuti deve pagare la tariffa dei rifiuti a metro quadro e non ha nessun tipo di agevolazione. Anche questo è un aspetto secondo me molto rilevante e penso che sarebbe anche utile riuscire ad inserirlo, in termini di emendamento, in provvedimenti sui temi fiscali o sui temi ambientali, magari anche a farlo precedere al testo di legge. Questo per intervenire subito a sciogliere in senso positivo un gravame che questa Rete oggi vive e che è anche una profonda ingiustizia”, ha concluso.
On. Anna Rossomando – Segretaria di Presidenza Camera dei deputati – Commissione Giustizia
“Il passato oggi è un po’ il futuro”, ha sottolineato l’Onorevole Rossomando riferendosi all’evoluzione registrata dal settore dell’usato. “Si è passati dal tradizionale mercato dell’usato, fenomeno quasi spontaneistico, all’economia del riutilizzo. Non è cosa da poco. Il settore dell’usato è divenuto un motore trainante dell’economia sotto gli aspetti ambientali, sociali, di produzione di PIL e posti di lavoro. Rete ONU ha poi una capillarità di presenza e un radicamento sul territorio alla quale non possiamo che guardare con interesse e un po’ d’invidia”.
Presentando i punti della sua proposta di legge, ha chiarito: “L’ approccio fiscale non è certamente l’ unico ed esaustivo, però le politiche pubbliche si fanno anche molto attraverso la leva fiscale che può fungere da leva di riequilibrio sociale. C’è, poi, la necessità di definire la figura dell’operatore dell’usato; di creare un Codice Ateco; di calcolare la tassa sui rifiuti in modo che riconosca il valore ambientale dell’usato e di applicare una aliquota IVA che ne riconosca invece il valore sociale, tenendo conto della specificità delle persone che questo settore occupa che, mi piace pensare, possono essere accompagnate all’emersione con programmi, ad esempio, di autopromozione ed inclusione sociale che alla fine potrebbero produrre un aumento del gettito e sicuramente condizioni di più diffusa legalità e maggiore trasparenza”, ha rimarcato.
“Certo serve anche l’iniziativa europea, ma l’Italia, a differenza del passato, può svolgere – ha sottolineato Rossomando – un ruolo propositivo piuttosto che di semplice ricettore delle direttive europee”.
In conclusione l’Onorevole Rossomando ha sottolineato come “questo convegno ci ha consentito di confrontarci e di fare un po’ il quadro della situazione. E’ stato un punto d’ arrivo del lavoro che abbiamo fatto tutti, magari individualmente, insieme a Rete ONU”, aggiungendo come “in una legislatura già molto attiva, non possiamo perdere l’occasione di introdurre innovazione in una realtà che già esiste come quella del riuso dei beni”.
On. Silvia Velo – Sottosegretario di Stato all’Ambiente e alla tutela del territorio e del mare
“Sono venuta volentieri a questo convegno – ha affermato la Sottosegretaria Velo – perchè è stata una discussione di grandissima qualità, anche tecnica, di proposte, di idee, di spunti per chi lavora come me in questo settore ma anche perché Rete ONU non è estranea ai risultati legislativi, normativi che oggi possiamo raccontare. Ha avuto un ruolo di stimolo, di sollecitazione anche nel corso dell’ approvazione parlamentare del collegato ambientale, rispetto a norme che sono state introdotte in quella sede. Era quindi giusto esserci per riconoscere questo lavoro, che è solo all’inizio, e che intreccia molto la legislazione nazionale con quella europea su una materia complessa come quella dei rifiuti che interroga il nostro modello economico di produzione tradizionale e di consumo”, ha evidenziato.
“Per capire l’economia circolare basta pensare che nel ventesimo secolo il consumo di prodotti petroliferi si è moltiplicato per 12, quello di materie prime per 34 volte. Cioè abbiamo consumato lo stock di materie prime molto più che non il petrolio. Quindi, è forse inutile dirlo, ma intorno alle materie prime si misurano grandi tematiche ambientali, economiche, sociali e di sicurezza globale sulle quali è urgente intervenire”, ha spiegato.
Per ciò che concerne il lavoro svolto dal Ministero dell’Ambiente ha sottolineato l’impegno per l’ approvazione del collegato ambientale e sulla sua attuazione che contiene tra le norme più importanti misure di sostegno e agevolazioni tariffarie sui rifiuti e sul Green Public Procurement ovvero sull’ obbligo degli acquisti verdi. “Il Ministero dell’ ambiente è molto impegnato in questo momento – ha aggiunto – nella definizione dei cosiddetti CAM (criteri ambientali minimi) indispensabili per definire il nuovo Codice appalti che superi l’ idea del massimo ribasso”.
La Sottosegretaria Velo ha poi evidenziato l’importante ruolo che sta svolgendo l’Italia per il ripristino della direttiva sull’economia circolare messa in archivio con la gestione Junker e sottolineato il grande apporto che sta dando, in qualità di relatrice del progetto di ripristino, l’europarlamentare Simona Bonafé. “E’ rilevantissimo che la Direttiva, già nella sua fase di trasmissione al Parlamento europeo, sia in materia di rifiuti che su altri temi, contenga la visione e le misure necessarie alle imprese italiane”, ha chiarito.
Entrando più nello specifico sul tema del riutilizzo ha precisato come sia importante il fatto che ci siano “queste proposte di legge in discussione, trasversali mi pare di capire” e ribadito la disponibilità del Ministero dell’ ambiente a valutarle evidenziando come “in alcuni casi forse non c’è bisogno di una vera e propria norma ma basta tenerne conto nei decreti attuativi. E’ però importante una semplificazione perchè il riuso dei beni e degli oggetti viene prima del riuso delle materie prime” , ha concluso la Sottosegretaria all’ambiente Silvia Velo.