Roma, 4 giu. (Adnkronos) – Dotare Roma di spazi per il libero scambio, almeno uno per Municipio, dove gli operatori dell’usato in difficoltà (migranti, pensionati, ex detenuti e soggetti a rischio di emarginazione sociale) possano condurre la propria attività, attraverso la collaborazione tra associazioni e operatori dell’usato, istituzioni e Polizia Municipale.
La proposta arriva dalla Rete Onu, che riunisce gli operatori nazionali dell’usato, e si ispira al modello torinese in cui le aree di libero scambio esistono “e danno lavoro a 900 famiglie”, spiega all’Adnkronos Gianfranco Bongiovanni, segretario della Rete.
A Roma il numero delle persone potenzialmente interessate è decisamente più alto: “parliamo di circa 2.222 microimprese dell’usato a conduzione familiare”, specifica Bongiovanni. Della proposta si è parlato ieri, domenica 3 giugno alla Città dell’Altra Economia, dove la Rete Onu ha organizzato una giornata a tema con una piazza aperta al libero scambio non professionale di beni ed oggetti usati, rivolta ad operatori dell’usato non professionisti, comuni cittadini e appassionati del genere; la mostra fotografica “Il settore dell’usato e i suoi operatori”; la conferenza dibattito “Il riutilizzo come risposta alla crisi ambientale, economica e sociale. Verso l’istituzione di aree di libero scambio cittadino”, e le videoproiezioni dedicate ai “Tesori del cassonetto”.
A unire le iniziative è il filo rosso rappresentato dalla seconda vita delle cose, quelle che spesso vengono buttate via quando potrebbero ancora essere utili e che vengono intercettate da chi anima i mercatini delle pulci, le fiere, i rigattieri. Migliaia di operatori in tutto il Paese che alleggeriscono i cassonetti delle città, rispondendo a loro modo alla crisi economica, e che si sono riuniti in una rete per rivendicare dignità, riconoscimento e agibilità.
Grazie alle aree di libero scambio, oltre a uscire dall’abusivismo, chi per hobby o necessità voglia rivendere oggetti usati, potrebbe farlo in tutta tranquillità nell’attesa “che venga definita la figura dell’operatore dell’usato, oggi assente in Italia impedendo di fatto al settore di emergere”, aggiunge il segretario della Rete Onu.
Ad oggi, aggiunge, “esistono regimi fiscali e retributivi tagliati su misura per altre figure professionali, che sono invece impraticabili per gli operatori dell’usato”. Per questo, “chiediamo che venga recepito con decreti attuativi l’articolo 180 bis del decreto legislativo 205 del 2010, che doveva essere approvato entro il 2011 in recepimento della normativa europea e che permetterebbe di creare una realtà che abbia dignità di filiera come quella del riciclo”.