Torino, 1 luglio 2022 “La Strategia nazionale per l’economia circolare e il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti (Pngr) – pubblicati negli scorsi giorni dal Ministero della Transizione Ecologica (MITE) con due distinti decreti – pone il settore del riutilizzo in una situazione complessa: la diagnosi della situazione attuale infatti non è del tutto esatta soprattutto quando parla della non idoneità degli operatori dell’usato a raccogliere le nuove sfide del riutilizzo”. È con queste parole che Alessandro Stillo presidente di Rete ONU (operatori dell’usato) commenta l’importante documento che dovrà regolare il settore dell’economia circolare italiana.
Nella disamina del comparto effettuata dal Ministero emerge infatti una configurazione del settore non corrispondente alla realtà, che viene invece definita tutta appartenente al non profit: “nel settore dell’economia circolare – spiega Stillo – su 80mila impiegati, abbiamo non meno di 50mila ambulanti e 15mila impiegati dalle microimprese profit del conto terzi e altre migliaia di lavoratori e imprenditori attivi in altri esercizi non riconducibili al no profit. Pensare che invece il settore sia spontaneo e non organizzato e quindi da sottoporre al diretto controllo dei Comuni è sbagliato e fuorviante”.
Le attività e le potenzialità dell’attività, non colte, rischiano di gettare le basi di una politica che non tiene minimamente in conto quello che accade realmente in Italia. “Siamo un universo – conclude Stillo – caratterizzato da diversi gradi di strutturazione, che oggi è in grado di reimmettere in circolazione 500mila tonnellate di beni ogni anno e, data l’esperienza del settore degli indumenti usati, anche di organizzare filiere internazionali che consentano di arrivare al massimo potenziale di recupero”.
Un altro tema molto delicato viene trattato per Rete ONU in maniera non adeguata: quello dei beni di maggior valore nel settore del riuso, ovvero la “crema”, la qualità di maggior valore nel flusso dei beni riusabili. Alessandro Giuliani, portavoce delle Rete degli operatori dell’usato lo spiega così: “I beni di maggior interesse economico con queste indicazioni ministeriali rischiano di essere dispersi tra due gestori, i produttori e i Comuni. Ai primi infatti si propone di recuperare i beni usati in buono stato direttamente presso i negozi, ai secondi di scremarli nei centri del riuso prima che vengano conferiti negli impianti di selezione. La frazione economica maggiormente valorizzabile e che oggi garantisce la sostenibilità del nostro settore, divisa in questo modo, perde di massa e per noi operatori dell’usato – aggiunge Giuliani – diventerebbe un colpo mortale”.
“Esprimiamo l’esigenza di superare questa grave “lacuna” – conclude Alessandro Stillo presidente di Rete ONU – avviando un dialogo costruttivo con il Ministero, volto ad analizzare le reali potenzialità del settore e condividere con le Istituzioni il consolidato know how di cui gli operatori del riutilizzo in Italia sono portatori”