COMUNICATO STAMPA
Rete ONU: “Urgente introdurre ristori e regolamentare le attività del riutilizzo”
La Rete ONU (Rete Nazionale Operatori dell’Usato), esprime tutta la sua preoccupazione per l’assenza di adeguati ristori e difformità di trattamento per gli operatori del riutilizzo che gettano un’ombra di profonda incertezza sul futuro del settore in Italia.
Un comparto produttivo ricco di talenti artigianali, cultura e fantasia che conta almeno 80.000 operatori ed un volume di scambi in continua crescita che una recente analisi DOXA stima in oltre 24 Miliardi (1,3% del PIL).
La crescita è testimoniata non solo da indicatori economici ma dall’interesse crescente, ad esempio, da parte delle normative europee ed italiane, per la straordinaria valenza ambientale del riutilizzo.
Ma questo settore crea inoltre opportunità di lavoro, consumo a basso costo, riduce significativamente lo spreco, rappresentando un autentico antidoto ai guasti della crisi.
Il vuoto normativo esistente in materia affligge oggi l’intero comparto degli operatori dell’usato, impedendo il riconoscimento specifico, e quindi lo sviluppo, di un’attività che offre al Paese esternalità positive sui terreni dell’ambiente, della cultura, dell’occupazione e dell’avviamento al lavoro dei soggetti deboli.
Queste lacune si sono manifestate in maniera evidente durante l’attuale crisi sanitaria ad esempio con Il DPCM 17 Maggio 2020 sulla gestione della Fase 2, che ipotizzava una competenza dei Comuni nel valutare, quando opportuno, la sospensione della vendita di usato nelle aree pubbliche. Tale provvedimento, già impugnabile di per sé, è stato sovrainterpretato o addirittura frainteso da alcuni Comuni che hanno deciso di vietare tout court la vendita di beni usati nei loro territori dando vita ad episodi di profonda discriminazione degli operatori.
Sulla base dei recenti provvedimenti emanati dal Governo in materia di “Ristori Bis”, gli esercenti delle attività di intermediazione tra privati di oggetti usati, gli organizzatori e operatori delle fiere e dei mercati, le cooperative sociali e di produzione lavoro che operano nel settore del riutilizzo, i recuperatori, gli operatori informali delle aree di libero scambio, risulterebbero esclusi dal novero dei soggetti che avranno diritto a percepire i contributi perché non inquadrati con un Codice ATECO specifico che definisca la propria attività in quanto operatori del riutilizzo.
Tutti costoro in molte Regioni sono costretti alla chiusura e lasciati senza alcuna possibilità di reddito.
Ciò premesso la Rete Nazionale Operatori dell’Usato CHIEDE che:
- Le istanze degli operatori dell’usato possano trovare udienza presso i tavoli tecnici del Governo, ovvero nelle sedi deputate prevedendo adeguati misure di compensazione/sostegno a favore degli operatori individuando gli strumenti per includere queste categorie nel “Decreto Ristori bis” in preparazione;
- Le proposte di legge di riordino del settore ( 978 – C. 56 – C. 1065 – C. 1224) inspiegabilmente ancora ferme presso le Commissioni VIII Ambiente e X Attività produttive dal marzo del 2019, vengano al più presto discusse e i provvedimenti in esse contenuti possano trovare pronta applicazione per garantire che tali incertezza non abbiano a ripetersi per assenza di inquadramento normativo minando il futuro delle attività degli operatori del settore.